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Forza, gente

Forza, gente

Forza, gente riprende la notissima melodia del coro Va, pensiero dell’opera Nabucco, composta dal giovane Giuseppe Verdi nel 1841 e rappresentata per la prima volta a Milano, nel Teatro alla Scala, nel 1842, cioè nei primi anni del ventennio decisivo per il Risorgimento e l’unificazione politica della Penisola italiana.

Si tratta di un canto molto noto, che talvolta è stato anche proposto come inno nazionale, benché esso mal si presti a tale funzione, sia perché è il canto di un altro popolo, quello ebreo, sia perché è il canto di un popolo schiavo. Si tratta, cioè, di un canto straniero, che esprime nostalgia per il paese perduto e che perciò sembrò poco adatto come inno nazionale del popolo italiano, tornato a essere finalmente libero e indipendente dopo secoli di dominazione straniera. 

Proprio perché essa ci riporta ai decenni decisivi del nostro Risorgimento nazionale, abbiamo ripreso questa melodiasostituendone le parole di rimpianto e nostalgia per la patria perduta con parole d’impegno e di ripresa civile per la patria in pericolo

Attraversiamo, infatti, come altri paesi d'Europa e del resto del mondo, una crisi di ristrutturazione economica e finanziaria, che soprattutto in Italia manifesta e comporta anche una profonda crisi culturale e civile.

Anche per questo motivo, cioè per ritrovare coraggio, noi abbiamo voluto recuperare questo momento risorgimentale con Verdi e Mameli, riprendendone lo spirito e l’impegno civile unitario iniziale.

La nostra linea interpretativa della storia d’Italia dal Risorgimento ai nostri giorni si trova nel secondo verso del canto Forza, gente: “amata e tradita”. 

In effetti, lungo tutta la sua storia, l’Italia ha conosciuto persone che l’hanno amata e hanno speso la propria vita per liberarla e migliorarla, e persone che l’hanno tradita e venduta per i loro propri interessi.

Nello stesso tempo, però, nella nostra storia nazionale, agisce un’Italia popolare, che non si arrende, ma continua tenace a remare, mandando avanti barca e baracca

Oggi, infatti, mentre viviamo momenti difficili, possiamo facilmente ricordarne altri già vissuti – pensiamo al fascismo, alla guerra mondiale, al terrorismo, alla strategia della tensione - superati grazie a quell'Italia profonda, anonima, che sostiene generosa e operosa la convivenza civile, malgrado i misfatti di uno Stato profondo, occulto, che la ignora e calpesta.

Noi ricorderemo alcuni di questi momenti ed eventi del nostro passato nazionale, non per dire che la crisi odierna sia più facile da vivere e più semplice da superare, ma per ridarci coraggio, sapendo che già altre volte l’Italia è risorta, perché non si è arresa.

Questa, infatti, è l’idea storica e il messaggio civile, che vogliamo trasmettere con questo nostro Concerto Civile, con cui cantiamo un'Italia, che “non rinuncia, ma torna a lottare / per il pane, la gioia e l’onor.” 

Un'Italia che lotta, cioè, per i beni materiali indispensabili alla vita, per soddisfare la dimensione sentimentale dell’esistenza e per consolidarne quella dimensione spirituale, che rende un popolo stimato tra i popoli.

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Carlo Corsetti

Chi è il professore Carlo Corsetti

Carlo Corsetti

Sono nato, nel 1946, a Velletri, in una modesta famiglia contadina e ho frequentato la scuola elementare in una pluriclasse di campagna e la scuola media in paese. 

Lasciati gli... Continua a leggere>>


In collaborazione con:
Roberto Pivotto e Emiliano Viola
PortoIdee

I libro Concerto Civile



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