Quando, giunti a un passaggio intricato e difficile, si rischia di perdere l'orientamento e il senso del viaggio, come Dante nella sua selva oscura, prudenza vuole che ci si fermi alquanto, si guardi indietro, si riveda il cammino compiuto, si ricordino le difficoltà superate, le sconfitte subite, i successi ottenuti, i misfatti commessi, i perdoni concessi, per poi riprendere e continuare la via, scegliendo tra vizio e virtù, come il giovane Ercole al bivio, di cui narrava Prodico di Ceo.
Così oggi, nella grave crisi che ci pervade e tormenta – e che cantiamo, “perché cantando il duol si disacerba”, come dice il Petrarca – rievocando la storia del nostro Paese, capiamo meglio la meditazione civile di Ugo Foscolo sui sepolcri dei grandi italiani in Santa Croce e il nobile invito da lui rivolto ai suoi contemporanei e a noi:
“O Italiani, io vi esorto alle storie, perché in un popolo più di voi può mostrare né più calamità da compiangere, né più errori da evitare, né più virtù che vi facciano rispettare, né più grandi anime degne di essere liberate dalla obblivione da chiunque di noi sa che si deve amare e difendere ed onorare la terra che fu nutrice ai nostri padri ed a noi, e che darà pace e memoria alle nostre ceneri.”
Ora, questa storia italiana è finita tutta nella nostra Costituzione, nella quale, infatti, diceva Piero Calamandrei il 26 gennaio 1955 agli studenti milanesi, “c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati” in essa; “e a sapere intendere dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane” – Mazzini, Cavour, Cattaneo, Garibaldi, Beccaria – “grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti.
Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione!
Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani – diceva Calamandrei – voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta.
Quindi, quando [poco fa] vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta: questo è un testamento, un testamento di centomila morti!
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione – concludeva Piero Calamandrei – andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.”
Così, Sorgi, Italia ci esorta a ritrovare attraverso la Costituzione la memoria dei nostri martiri, a riprenderci la storia del lavoro, a rinnovare la cultura della scuola, a prenderci cura delle nuove generazioni, a tutelare il nostro paesaggio, ad accogliere solidali lo straniero, a vivere degnamente il progetto europeo.
Sorgi, Italia esorta l'Italia a svegliarsi, direbbero Mazzini e Mameli, per sorgere, anzi risorgere ancora, finalmente libera da mafia e illegalità, splendente il volto per libertà civile e giustizia sociale.
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